Polemiche

I “professionisti delle startup” generano figli nani?

In un articolo sull’Harvard Business Review Andrea Granelli, il creatore di Tin.it oggi consulente, fa un’analisi spietata dell’ecosistema italiano: si parla tanto e si fa poco, dice. Il problema non è far nascere nuove imprese, ma farle crescere.

Pubblicato il 30 Gen 2014

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Andrea Granelli

“Fallimento di mercato”. Non è tenero Andrea Granelli nei confronti delle start up in un articolo apparso sull’ultimo numero dell’Harvard Business Review Italia. In giro ce ne sono troppe e quasi tutte nane, troppi ne parlano e pochi le aiutano davvero a crecere. Un atto d’accusa pesante, sin dal titolo: Il futuro delle start up: da moda a sfida occupazionale.

Ex McKinsey boy, Granelli è stato il creatore di Tin.it e per anni si è occupato del venture capital di Telecom. Adesso ha una sua società di consulenza, specializzata in innovazione e change management (Kanso, che in giapponese vuol dire semplicità), scrive libri (l’ultimo è “Il lato oscuro del digtale”, un altro arriverà in primavera).

Nel testo pubblicato sulla rivista diretta da Enrico Sassoon, Granelli indvidua in due elementi le causei del fallimento: focus eccessivo sulla tecnologia e meno sull’esistenza di una domanda concreta; approccio più giornalistico che economico, cioè si ricerca più la discontinuità e la sorpesa che non la reale consientza economica dell’impresa. Non tutti saranno d’accordo con questa analisi, ma certamente è un invito a riflettere su alcuni errori che possono riddurre l’impatto del movimento delle startup.

Granelli, che se la prende con “i professionisti delle startup”, presi più dal dire che dal fare, impegnati da un convegno a un premio, indica anche qualche possibile soluzione: costruire una filiera dello smart money (è più importante il primo fatturato che non l’aiutino…); creare le occasioni per sperimentazioni sul campo; proporre un modello di infrastrutture digitale low cost per le startup basate sul cloud; creare percorsi formativi dedicati.

Qui potete leggere la versione integrale dell’articolo.

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