8 marzo di fatto

Donne e Hi Tech, il gender gap non è ancora colmato

In Italia solo il 6% delle startup è fondato da donne, che ancora non si mettono del tutto in gioco nel settore tecnologico. L’obiettivo è imitare l’Università di Berkeley dove, per la prima volta, le studentesse hanno superato gli uomini in termini di numero di iscritti al corso di Computer Science

Pubblicato il 07 Mar 2014

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Anna Sargian è managing director di Girls in Tech Italy

Un paio di settimane fa un articolo scritto da Rosa Brooks sul Washington Post e su Foreign Policy ha acceso un dibattito tra le varie comunità femminili che si occupano di tematiche legate all’empowerment della donna nel percorso professionale.

L’articolo dal titolo “Recline, don’t “Lean In” ( Why I hate Sheryl Sandberg)” , argomenta come sia troppo difficile per le donne trovare un equilibrio tra vita privata e vita professionale e di come il “farsi avanti” stia diventando logorante per il genere femminile che invece, secondo l’opinionista di Foreign Polilcy, necessita di “tirarsi indietro”.

L’invito della Brooks è stato da alcune donne condiviso da altre invece letto come una non corretta interpretazione del “Lean In” di Sheryl Sandberg, constantando di come nel libro della COO di Facebook, il messaggio sia un incoraggiamento ad avere maggiore autostima ed essere più determinate a raggiungere i propri obiettivi e non a lavorare 14 ore al giorno e gestire le faccende familiari in autonomia ( sottolineando come Rosa Brooks citi raramente il marito nel suo pezzo).

Dagli ultimi dati che arrivano dall’America sembra che, per il momento, le donne abbiano seguito in maggioranza i consigli della Sandberg, in particolare se parliamo di formazione in campo tecnologico.

Infatti all’Università di Berkeley, per la prima volta nella storia, le donne hanno superato gli uomini in termini di numero di iscritti al corso di Computer Science ( 106 studentesse vs 104 studenti), un’inversione, scrive Ferenstein, che segnala un cambiamento di trend che porterà le donne a dominare il mondo STEM (science, technology, engineering and mathematics). Ed è di pochi giorni fa la notizia che in SIlicon Valley non c’è differenza di stipendio tra uomini e donne che lavorano nel settore tecnologico (fonte Quartz e United States Department of Education).

Ad oggi è abbastanza evidente che il settore tecnologico/digitale stia assumendo un ruolo sempre più importante in termini di partecipazione alla crescita economica (Internet Economy contribuisce in media al 4% del PIL dei paesi del G20), e sembra sempre più plausibile l’ipotesi che le donne si stiano finalmente mettendo in gioco ed in competizione con i colleghi di sesso maschile.

Il caso Berkeley rimane un’eccezione, e va sottolineato che appena il 18.4% delle Lauree in CS sono state date alle donne nel 2010, percentuale in calo rispetto al 29.6% 1991 e al 37% del 1985 (fonte National Science Foundation) .

E un richiamo all’attenzione arriva anche a Davos dove la percentuale di donne che hanno partecipato al WEF quest’anno è stata appena del 15% ( contro 17% nel 2011).

Per quanto riguarda la situazione Italia (che nel 2011 risultava al 74° posto nel ranking mondiale sul gender gap complessivo del WEF) non ci sono statistiche significative sulla presenza femminile nel settore tecnologico, a parte qualche sondaggio portato avanti da Mind the Bridge e Girls in Tech Italy che stima che attualmente circa il 6% delle startup italiane siano state fondate da donne (ma non tiene conto delle donne che lavorano come dipendenti in aziende tecnologiche).

La strada da fare è sicuramente ancora tanta e in salita, ma ci auguriamo che il caso Berkeley possa servire da esempio anche alle studentesse italiane che si apprestano ad iniziare il percorso di studi universitari.

Anna Sargian è managing director di Girls in Tech Italy

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