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Bioupper, il contest del Life Science entra nel vivo

Sono dieci le startup che parteciperanno alla fase di accelerazione, propedeutica alla finale del 12 aprile, che vedrà vincitori tre progetti, ai quali saranno assegnati un voucher di 50.000 euro ciascuno, da spendere per l’avvio di una nuova realtà imprenditoriale

Pubblicato il 20 Gen 2017

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Della seconda edizione di Bioupper avevo parlato sei mesi fa, all’avvio del bando 2016. Ora la selezione entra nel vivo. Tra i 151 progetti che si sono candidati la giuria ne ha selezionati 17. Questi a dicembre hanno partecipato a una settimana di formazione al business; ora i 17 sono diventati 10, cioè coloro che hanno vinto la sfida (elevator pitch) dello scorso 10 gennaio in Cariplo Factory.

E adesso? Adesso le dieci startup parteciperanno alla fase di accelerazione, propedeutica alla finale del 12 aprile, che vedrà vincitori tre progetti, ai quali saranno assegnati un voucher di 50.000 euro ciascuno, da spendere per l’avvio della startup.

Il programma di accelerazione andrà dal 26 gennaio al 6 aprile. Sarà un percorso su misura, calibrato su ciascuna idea d’impresa al fine di predisporre la fase di arrivo sul mercato. Ciascun progetto sarà seguito da un gruppo dedicato, costituito da business angels, professionisti di settore e consulenti senior, unitamente all’advisory per la strutturazione di business plan efficaci a cura di PwC.

BioUpper è promosso da Novartis e Fondazione Cariplo. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con PoliHub e con la validazione scientifica di gruppo ospedaliero Humanitas.

La composizione dei promotori e dei sostenitori di questa iniziativa e la tipologia di startup selezionate confermano, a mio avviso, che alcuni tipi di startup innovative possono svolgere una funzione di ricerca e sviluppo sul campo di prodotti e servizi. Un modo di esternalizzare parte di questa importante (e costosa) funzione, coinvolgendo giovani (di età ma anche di spirito) che abbiano idee di prodotti utili e interessanti. Inoltre, in questo modo si favorisce la nascita di nuove imprese e si colma la distanza tra ricerca e mercato.

Ecco le dieci startup selezionate:

BTeam (Lazio) offre il bromotimolo, nuovo potente antibatterico. Sviluppato grazie a un processo di produzione a basso costo ed ecosostenibile, il bromotimolo ha dimostrato di esfere un efficace principio attivo sia per l’igiene personale sia per la disinfezione di tutte le superfici.

Golgi (Emilia Romagna) è la prima stampante 3D che permette a centri di ricerca di stampare tessuti biologici tridimensionali, da impiegare nell’ambito della ricerca farmacologica, biomedica e cosmetica. Così si personalizza la fase di sperimentazione in vitro e di abbattere i costi.

Holey (Lazio) è la prima piattaforma che permette alle strutture sanitarie di stampare in 3D tutori ortopedici, assicurando una forte riduzione dei costi rispetto ai tutori commerciali e riducendo le complicazioni rispetto al gesso tradizionale. I pazienti utilizzano così dispositivi personalizzabili, antiallergici e resistenti all’acqua.

Kyme (Campania) applica le nanotecnologie alla diagnostica medica per migliorare i mezzi di contrasto oggi in uso clinico, permettendo un’identificazione precoce e più accurata delle patologie. Grazie alla maggiore efficacia della formulazione, è possibile aumentare il contrasto delle immagini di Risonanza Magnetica, ridurre la quantità di prodotto iniettabile e conseguentemente la sua tossicità.

Newrosparks (Emilia Romagna) è il primo sistema che aiuta a smettere di fumare mediante un dispositivo indossabile che aumenta la capacità di controllo sulla dipendenza da nicotina

PD-Watch (Basilicata) offre un monitoraggio continuativo e non invasivo del tremore causato dalla malattia di Parkinson. Così lo specialista controlla al meglio l’evoluzione della malattia da remoto.

Postbiotica (Lombardia) sviluppa nuove terapie a base di derivati di batteri – ottenute grazie a un innovativo metodo di fermentazione – per prevenire e curare in modo naturale un ampio spettro di infiammazioni: dalle reazioni allergiche alle malattie croniche dell’intestino e del tratto uro-genitale.

Probiomedica (Toscana) offre un’innovativa fototerapia per la cura dell’infezione da Helicobacter pylori, studiata per i pazienti antibiotico-resistenti, che rappresentano circa il 25% del totale. Il dispositivo è una capsula ingeribile che, una volta giunta nel tratto gastrico, eradica il batterio emettendo luce, evitando così gli effetti collaterali dell’attuale terapia antibiotica.

Watch-me (Lombardia) è un dispositivo per la cura dei bambini con ritardo cognitivo. Consente di supportare l’intervento riabilitativo a casa, coinvolgendo in modo attivo i genitori.

Wound Viewer (Piemonte) è il primo sistema 3D per il monitoraggio e la valutazione automatica delle ulcere cutanee, che colpiscono il 2% della popolazione mondiale. Un algoritmo di intelligenza artificiale elabora autonomamente i dati provenienti dal dispositivo e ne restituisce i parametri oggettivi necessari a supportare lo specialista nella scelta terapeutica appropriata. L’utilizzo di Wound Viewer riduce dunque sensibilmente i tempi di guarigione e di conseguenza i tempi e i costi di ospedalizzazione.

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