Investimenti

Startup e finanziamenti: la svolta ancora non c’è, ma i segnali positivi non mancano

Secondo la previsione dell’Osservatorio Startup Hi-tech della School of Management del Politecnico di Milano, a fine anno il volume di investimenti in nuove imprese sarà più alto rispetto ai 133 milioni di euro del 2015 ma non sarà in grado di imprimere un cambio di rotta decisivo. Nel 2016 sono 23 le exit registrate dai ricercatori

Pubblicato il 27 Ott 2016

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Con riferimento agli investimenti in startup hi-tech in Italia, si è di recente dibattuto sul fatto che il 2016 potesse rappresentare l’anno della cosiddetta “svolta” ove, a fronte di un aumento significativo dei finanziamenti, si sarebbe determinata una crescita strutturale dell’intero ecosistema. In realtà, dati alla mano, non è semplice parlare di vera e propria svolta strutturale di quest’anno rispetto al precedente. Risulta al contrario del tutto più corretto parlare di una serie di segnali positivi tangibili che, se sfruttati sinergicamente e amalgamati dai corretti interventi, potranno rappresentare un ulteriore passo in avanti per l’universo delle startup italiane.

Attraverso le nostre stime dell’Osservatorio Startup Hi-tech della School of Management del Politecnico di Milano, effettuate combinando fonti primarie e secondarie, ci attendiamo che il valore totale degli investimenti in startup nel 2016 superi quello da noi registrato nel 2015 (pari a 133 milioni di euro). A questo dato, metodologicamente confinato da una nostra chiara scelta di perimetro di indagine – startup hi-tech con headquarter in Italia che ricevono finanziamenti in capitale equity da parte di investitori formali e informali – sarebbe poi possibile aggiungere ulteriori componenti, tra cui: gli investimenti ricevuti da startup con fondatori e chiare origini italiane ma sede legale all’estero; e il variegato insieme dei “grant” (che include finanziamenti a fondo perduto, premi e finanziamenti da parte della Comunità europea anche all’interno del framework Horizon 2020). La somma di queste componenti potrà determinare un valore totale dei finanziamenti in netta crescita.

Come preventivato dalla nostra ricerca dello scorso anno, altra nota positiva è legata alla nascita di nuovi fondi di investimento dedicati o con forte vocazione alle startup, che complessivamente hanno raccolto centinaia di milioni di euro da iniettare nell’ecosistema. Parliamo ad esempio di Invitalia Ventures tramite fondo Italia Venture Fund I (con 65 milioni di euro sottoscritti), Panakès (fondo nato nel 2016 con focus su medtech e un target di 100 milioni di euro) e di Intesa San Paolo con Quadrivio SGR (target 120 milioni di euro).

Nel 2016 si sono inoltre registrate diverse operazioni interessanti, soprattutto nella fase di consolidamento del ciclo di vita delle startup (o “exit”). A oggi sono 23 le exit per trade sale (acquisizione da parte di aziende consolidate) o IPO (quotazione) da noi registrate. Tra queste potremmo citare:

TRADE SALE

Solair acquisita da Microsoft in aprile 2016 (valore undisclosed);

Foodinho acquisita dalla spagnola Glovo App nel marzo 2016 (valore undisclosed);

Greenled Industry acquisita da Terni Energia per controvalore di 3,5 milioni euro nel dicembre 2015;

FABtotum rilevata al 51% da Zucchetti per 1,5 milioni di euro nel maggio 2016;

Interactive Project acquisita da Motorsport.com nell’agosto 2016 (valore undisclosed).

IPO:

Dominion Hosting Holding, nata nel 2015 che debutta il 27 luglio 2016 AIM Italia.

A fronte dei risultati attesi per il 2016, è possibile inoltre chiedersi quale sia stata e sarà l’efficacia delle attuali misure messe in atto in Italia per abilitare l’ecosistema startup innovative. Come rilevato dalla nostra ricerca nonché da alcuni studi di settore, la legge del 2012 per incentivare il lancio di startup innovative ha avuto effetti controversi: pur avendo stimolato la nascita di molteplici startup (ad oggi quelle registrate nella sezione speciale del Registro Imprese sono oltre 6.000), non ha a oggi innescato la tanto attesa accelerazione esponenziale degli investimenti: siamo ancora lontani dagli esempi di alcuni Paesi più piccoli rispetto all’Italia eppure più virtuosi, quali Slovenia e Lituania. Tuttavia, i provvedimenti normativi del 2012 risultano essere stati significativamente efficaci per quanto concerne l’accesso al credito bancario, favorendo in questo senso investimenti e capitalizzazione delle startup innovative.

Per rafforzare gli effetti positivi del quadro normativo vigente è in particolare auspicabile un aumento della detrazione dal 19% attuale per gli investitori, al fine di attirare verso le startup italiane gli investimenti di privati, di fondi specializzati e di altre aziende in ottica open innovation. Sarebbe opportuno cogliere il momento finanziario favorevole connotato da bassi tassi di interesse, che configurano l’investimento in startup innovative come un’alternativa interessante da considerare per l’investitore italiano ed estero per diversificare il rischio. Ciò permetterebbe di dare maggiore impulso all’ecosistema dell’innovazione nel suo complesso e soprattutto di arginare la fuga verso l’estero di startup nostrane più promettenti continuando altresì ad attrarre capitali da fondi di investimento stranieri, come emerge dai dati raccolti dalla Ricerca dell’ Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano e di prossima presentazione all’interno del convegno “Open Digital Innovation: imprese e startup insieme per ridisegnare il futuro” del 28 novembre.

Tra le misure positive recentemente introdotte per agevolare la raccolta di capitale a livello nazionale è possibile inoltre citare l’estensione delle agevolazione fiscali a tutto il 2016, nonché la comparsa e crescente diffusione di forme alternative di finanziamento, quali le piattaforme di equity crowdfunding.

Antonio Ghezzi è Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech – School of Management Politecnico di Milano
Cristina Marengon, Flavia Castellarin e Michele Vendemini sono Analisti dell’Osservatorio Startup Hi-tech – School of Management Politecnico di Milano

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