Scenari economici

L’Fmi chiede politiche per la crescita. Ottimo, ma chi ci crede?

In un intervento ospitato dalla Bundesbank, la managing director del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde ha invocato l’esigenza di riforme strutturali concrete e di una politica fiscale (e conseguentemente monetaria) espansiva per accelerare la ripresa. Una rondine non fa primavera, ma qualcosa si muove…

Pubblicato il 11 Apr 2016

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Christine Lagarde, managing director del Fondo monetario internazionale

Come sa chi mi conosce, sono fortissimamente critico delle politiche di austerità adottate dai governi europei (tutti) nel 2008-2009. Non faccio che ripetere, da anni, che l’assenza di crescita in Europa è dovuta proprio a quella scelta, e che se oggi in Europa ci ritroviamo ancora con l’11% di disoccupazione contro il 5% degli Usa, dopo che avevamo entrambi un tasso del 10% nel 2010, la ragione sta proprio nella scelta degli austeri. I quali raccontarono la fola secondo cui se l’economia è in recessione la responsabilità è dell’eccesso di debito presente nel sistema, proprio mentre il Congresso degli Stati Uniti autorizzava aumenti di deficit federale, e dunque di debito, in maniera che noi keynesiani giudicavamo troppo timida, ma la cui lungimiranza era incomparabile rispetto alle politiche europee.

La seconda mossa strategica degli austeri europei consisteva, e consiste, delle cosiddette ‘riforme strutturali’. Le quali, secondo l’ideologia austera, dovrebbero scatenare l’ottimismo degli imprenditori, la cosiddetta ‘facilità di fare impresa’, liberare il mercato del lavoro dal sindacato, e tante altre belle cose. Bene: sono passati sette anni, qualcuno può mettere in luce i risultati della strategia, per favore? Non ce ne sono, astenersi perditempo.

La terza, e ultima per ora, fola di cui è stata alimentata l’opinione pubblica europea è il cosiddetto ‘quantitative easing’. In America ha funzionato, si sente dire. Certo che ha funzionato, era accompagnata da politiche di aumento dei deficit, ovviamente funzionava! Ma era la coppia che funzionava, non il quantitative easing. Il quale all’interno dell’Unione economica e monetaria, terreno di intervento della Bce, non sta riuscendo neanche a generare uno straccio di 2% di inflazione. Anzi, la deflazione continua ad avanzare, lo si dica a beneficio di coloro che fanno ancora finta di non essersene accorto.

Bene, dici e ridici queste cose, tieni lezioni e discorsi, produci tavole, grafici, articoli a sostegno di questa tesi, ma non succede nulla. Le persone ti ringraziano per aver mostrato loro che non hanno perso il senno, che quel che pensavano contro l’austerità trova riscontro nella teoria economica, nonostante che per anni i mezzi di comunicazione di massa le abbiano bombardate di falsità sulle virtù salvifiche del pareggio di bilancio. Ma a livello istituzionale? I governi? Come reagiscono i governi? Risposta: austeri erano e austeri sono. Parli al vento. Per otto anni.

Poi, un bel 5 aprile 2016, la managing director del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, tiene una lezione presso la banca centrale tedesca e immaginatevi cosa dice!? Dice:

(Ci sono buone notizie e notizie non così buone.) La buona notizia è che la ripresa continua, non siamo in crisi. La notizia non altrettanto buona è che si tratta di una ripresa troppo lenta, troppo fragile, e il rischio che duri a lungo sta aumentando;

Che occorre adottare una strategia basata su tre azioni:

Riforme strutturali. Ma debbono essere concrete e specifiche (cioè finora si è parlato di balle ideologiche).

Politica fiscale. Dovrebbe essere più ‘growth friendly’. Esempi? “Investire in […] infrastrutture; investire in innovazione”.

Politica monetaria. Deve poter contare sul supporto delle prime due.

Capirete che Lagarde non le ha sentite da me queste cose, e certo non avoco a me il merito delle sue parole. Ma insomma, sono queste grandi verità rivoluzionarie? Non sono semplicemente il frutto a un tempo del buon senso onesto così come della teoria economica corretta?

Il problema è se vi saranno dei governi che presteranno attenzione a queste parole. Io scommetto che la risposta sarà negativa almeno per un paio di anni ancora. Ma intanto, fermo restando che una rondine non fa primavera, specialmente se quella rondine è il Fmi, qualcosa si muove.

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